sabato 10 dicembre 2011

Con l'autunno (non) caldo alle spalle, direzione inverno scongelato e primavera anticipata

Quest'estate fra mille programmi e posizionamenti si scandiva, un pò per opportunismo un pò per allarmismo, lo spettro dell'autunno caldo. Comprensibile la crisi cominciava a mordere, in balia di un governo allo sbando, con un ricordo lucido della precedente stagione di lotte del movimento studentesco (con la comparsata della Fiom), quindi con il suo apice: Piazza del popolo.

Abbiamo vissuto un'estate strana: nuvoloni densi di pioggia e temperature miti preannunciavano e accompagnavano il crollo delle borse e l'aumento dello spread, abbiamo cominciato a sentire nostro quello che tre anni fa sentivamo lontano, 'perché le nostre banche sono (erano) solide'. Oggi finalmente la dittatura della finanza svela le sue carte ed entra prepotentemente nella quotidianità delle nostre vite, non c'è battito e non c'è scelta che non passi al vaglio del mostro mercato che risponde silente con ricadute e rialzi. Dall'altro lato abbiamo una crisi tangibile che fa riflusso, da tempo oramai, sul ceto medio e sugli strati 'flessibili' della popolazione: giovani e precari che vedono sempre più lontano lo spiraglio della crescita e del benessere liberale al quale eravamo forse abituati.

È così che una generazione X, (dicono) senza sogni e senza morale, dalle piazze spagnole ha preso coscienza e forza diventando movimento che si è espanso in tutto il mondo, gli 'indignatos' fanno capolino ovunque, seppur con mille facce differenti, sino ad arrivare nel cuore finanziario del mondo: Wall Street. I movimenti con il meeting internazionale di Barcellona, a settembre, hanno lanciato il primo appuntamento comune, transnazionale, contro la crisi la politica e la finanza: il 15 ottobre. Del 15 ottobre italiano si è discusso molto in tutte le sue sfaccettature tralasciando forse il dato più importante, quello di una generazione che è scesa in piazza privata di tutto, nelle sue molteplici nature, ribadendo l'indisponibilità a continuare a pagare ed a subire passivamente questa crisi, che non le appartiene. Dopo quel giorno l'attacco è stato duro, proibizione di manifestare e richiamo alle leggi fasciste degli anni '70 degne del signor Francesco Kossiga. Però forse qualcuno sta ancora tremando...

Il movimento #OccupyWallStreet. Nel cuore della crisi, l'embrione per una collettività sotto il segno dell'hashtag

Nella stagione della crisi, dal 2007 a oggi, si è assistito in più paesi alla nascita di movimenti di opposizione e contestazione dell’attuale modello di sviluppo, un modello capitalistico avanzato, in cui la finanza guida il mondo dettando legge agli Stati e ai governi, usando questi come strumenti per la realizzazione di interessi particolari e subordinazione generale. Rientra in quest’ottica il comandamento dell’austerity come unica medicina alla malattia della crisi. In Europa il più fortunato tra i movimenti promotori di un modello di sviluppo alternativo e socialmente sostenibile è quello degli indignados spagnoli, pur nelle loro diverse sfaccettature, arrivati addirittura a lanciare una giornata di mobilitazione globale, il 15 ottobre. Ma anche oltreoceano qualcosa si è mosso: negli Usa, infatti, dopo decenni di guerra santa in difesa della libertà economica e di lotta all’eresia socialista è nato un ampio movimento di contestazione del sistema, chiamato Occupy Wall Street.