venerdì 6 maggio 2011

Fabbrica del sapere chiusa! Che sciopero sia!

6 Maggio: siamo finalmente giunti allo sciopero generale!

Uno sciopero che arriva tardivamente, rispetto a quanto abbiamo chiesto a gran voce già durante la mobilitazione di quest’autunno, e con dinamiche sindacali sempre più controverse... Uno sciopero di fronte al quale però, noi che facciamo parte dell’università e che lo abbiamo reclamato dalle piazze, non vogliamo tirarci certo indietro!

Scenderemo quindi in piazza per portare avanti la protesta e la pretesa di cambiamento che hanno contraddistinto le lotte di quest’autunno, per dire no al ricatto e la precarizzazione delle nostre vite e del nostro futuro. In questa giornata di blocco totale della produzione, anche noi non vogliamo né possiamo essere da meno. Ecco perché abbiamo bloccato con catene e lucchetti l'accesso alla nostra facoltà: lo stop totale del flusso produttivo passa anche per l'università-fabbrica nella quale ci educano alla precarietà.

In un paese che verte in una situazione critica e precaria, dai luoghi di lavoro alle aule universitarie, estendiamo e generalizziamo lo sciopero nelle piazze! Diciamo chiaramente a chi vorrebbe decidere per noi e per le nostre vite, a chi ci vorrebbe piegare e schiacciare sotto la macchina della produzione: “Oggi anche la fabbrica del sapere chiude, che sciopero sia!”

Collettivo di Scienze Politiche

giovedì 5 maggio 2011

Per una generalizzazione delle lotte, contro la prepotenza della crisi

Una richiesta, forte e pressante, si è levata da piazze e movimenti per tutto l’autunno: sciopero generale. La richiesta di una data miliare nella quale chi non vuole allineare e rassegnare a pagare supinamente i costi della crisi potesse aver modo di paralizzare questo paese e far tremare il governo con l’urto delle piazze e non con il feticcio dei piagnucolii contro B. ed il corrotto “sistema Italia”. Ma quell’urlo, che puntualmente si levava dalle mobilitazioni studentesche autunnali, se non ha nemmeno sfiorato le orecchie di sindacati gialli come la Cisl e la Uil (evidentemente troppo impegnati a piegarsi e a sottoscrivere i ricatti di Marchionne & company!), come un’eco lontano sembra essere giunto a quelle della Cgil che, foraggiato dalle istanze della Fiom, ha infine convocato lo sciopero generale per il 6 Maggio...

Non c’è dubbio: è una convocazione terribilmente tardiva, quasi in sordina e ridotta ai minimi termini, eppure ora sta a noi avere la voglia e la necessità di metterci nuovamente in gioco, per generalizzare uno sciopero da costruire ripartendo dalle facoltà, dalle scuole, dai collettivi, per cambiare di segno lo sciopericchio del 6 maggio. Per uno sciopero generale che (ri)parta dai nostri bisogni, che torni a gridare le parole d’ordine che hanno infiammato le piazze autunnali: che parli di precarietà e reddito, di una generazione che si sta vedendo sottrarre il proprio futuro ma che è decisa a riconquistarlo, metro dopo metro. La rabbia di piazza del Popolo del 14 dicembre è arrivata fino ai palazzi del potere, ha mandato un messaggio chiaro a chi pensa ancora di poter continuare ad agire indisturbato sulle e delle nostre vite... quanto sta accadendo nei paesi del Maghreb ci insegna come sia possibile immaginare il cambiamento, tradurlo in realtà!

martedì 3 maggio 2011

Verso lo sciopero generale: l'incontro con Giorgio Cremaschi

Il 3 maggio come Collettivo di Scienze Politiche abbiamo invitato Giorgio Cremaschi, Presidente della Fiom nazionale, per un dibattito in cui sono intervenuti anche Giacomo Divizia (Fiom di Cuneo), Marco Congiu (operaio dell’Iveco) e Stefano Vannicelli (Rsu dell’Università di Torino).

Come collettivo abbiamo deciso di organizzare quest’incontro in vista dello sciopero generale del 6 Maggio: uno sciopero che a partire dall’autunno noi studenti e studentesse abbiamo chiesto a gran voce dalle piazze, pensando ad una giornata in cui tutte le componenti sociali che hanno popolato e attraversato le mobilitazioni dei mesi scorsi avessero la possibilità di bloccare davvero questo paese.

Quel che ci si presenta ora non è certo ciò che chiedevamo e immaginavamo, bensì uno sciopero depotenziato in partenza e convocato quasi in sordina che non potrà di certo esprimersi in tutta la forza che avrebbe potuto avere se convocato quando le piazze lo richiedevano.

Abbiamo organizzato quest’incontro anche per dare continuità al percorso inaugurato il 16 ottobre a Roma, che ha visto il convergere dei movimenti di studenti e lavoratori fino allo sciopero del 28 gennaio scorso.

Un percorso sicuramente importante e che non ha mai assunto toni meramente solidaristici ma ha anzi sempre sottolineato come l’attacco al mondo del lavoro e quello al mondo della formazione vadano inseriti in un quadro comune di smantellamento di diritti e di tentativi di uscita dalla crisi.

Anche in questo caso crediamo però che quel percorso non si sia espresso in tutte la sua potenzialità, riuscendo ad uscire dalla dimensione sindacale per assumerne una più ampia e politica.

Dibattito con Giorgio Cremaschi verso lo sciopero generale