A due anni dall’inizio dell’Onda, lo scorso autunno ha visto studenti e studentesse tornare a gran voce nelle piazze e dimostrare di non aver perso la voglia di lottare, di riprendere parola sul proprio futuro e di non voler accettare a testa bassa il progetto di smantellamento dell’università pubblica propugnato dalla riforma Gelmini.
Con la conclusione dell’iter parlamentare, il 22 dicembre il ddl Gelmini è diventato legge a tutti gli effetti e con l’inizio del nuovo anno gli atenei italiani si sono messi in moto per renderla effettiva all’interno delle facoltà. All’oggi, questo processo si concretizza nella Commissione Statuto, un organo creato più o meno unilateralmente dall'alto nelle singole università ed incaricato di riscrivere lo Statuto delle facoltà secondo i nuovi dettami della legge Gelmini; i nuovi regolamenti dovranno essere redatti in forma di bozza entro aprile e convalidati nel mese di luglio.
La scelta dei membri partecipanti alla Commissione Statuto è di tipo elettivo e prevede la presenza di rappresentanti di tutte le figure che vivono l’università (dai docenti, ai tecnici amministrativi, ai ricercatori, agli studenti) ma vede di fatto l’egemonia decisionale del Rettore e della compagine baronale. Tuttavia, nei mesi scorsi abbiamo assistito a lunghe diatribe e lotte per accaparrarsi un posto a sedere nella Commissione, anche e soprattutto da parte di chi fino a poco tempo prima sbandierava la necessità di bloccare a tutti i costi il percorso della riforma.
Noi non possiamo che vedere quest’organo come una diretta emanazione della legge Gelmini e come il ponte che farà da tramite tra il testo della riforma e quelli che saranno i suoi effetti devastanti sugli atenei italiani. Per questo non possiamo accettare la posizione di chi sgomita per avere il suo posto – molto all'ombra e ben poco al sole - all’interno della Commissione, nella vana speranza di ottenere ristretti quanto improbabili margini di modifica del testo di legge appigliandosi a cavilli ed imprecisioni. Come studenti e studentesse che per anni abbiamo gridato la nostra opposizione a questa riforma non possiamo che respingere le logiche del meno peggio o di chi cerca solo di mandare avanti la baracca come può o, ancor peggio, di preservare i propri corporativi interessi se non privilegi: abbiamo sempre rifiutato questa riforma nella sua interezza!
Dai cortei, ai blocchi stradali, alle occupazioni delle facoltà, fino ad arrivare al boato di piazza del Popolo il 14 Dicembre, noi non abbiamo perso la voglia di lottare per un’università diversa e continueremo la nostra battaglia, facendo sentire la nostra voce ogni qualvolta cercheranno di far pagare sulla nostra pelle gli effetti di questa riforma scellerata. Chi ha già deposto le armi ed è tornato a scaldare la propria poltrona nella speranza di cambiare lo stato dell’arte tramite Commissione Statuto e Consigli di Facoltà continui pure per la sua strada... noi abbiamo scelto di continuare la nostra opposizione con le pratiche che hanno caratterizzato i mesi di lotta autunnali, andando a bloccare le sedute della Commissione e, soprattutto, guardando con la stessa prospettiva a quelli che saranno i futuri spazi di conflitto contro la governance dell'università gelminiana.
Collettivo di Scienze Politiche
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